Nel Regno di Sardegna l'amministrazione patrimoniale dei benefici ecclesiastici vacanti (ossia privi del titolare), come diritto del sovrano, fu regolamentata organicamente per la prima volta nel 1733 e affidata a un conservatore generale da cui dipendeva un economo. Nel 1771 una istruzione regia all'economo generale dei benefici vacanti determinò le procedure da seguirsi nel momento in cui un beneficio si fosse reso vacante ("riduzione in mano regia") e quando esso avesse avuto il suo nuovo titolare ("immissione in possesso"). Dopo la dominazione francese l'economato generale fu ripristinato con biglietto del 28 ottobre 1815, come ufficio dello Stato sabaudo, e successivamente, nel 1852, posto alle dipendenze del Ministero per gli affari ecclesiastici, di grazia e giustizia. I beni appartenenti agli enti ecclesiastici privi di titolare erano amministrati tramite i dipendenti subeconomati, competenti ciascuno nella propria circoscrizione, coincidente, ma non sempre, con la diocesi. In forza del regio decreto 26 settembre 1860, n. 4314 l'ordinamento sabaudo in materia fu esteso ai territori italiani annessi. Il regolamento di esecuzione fu approvato poi con r.d. 16 gennaio 1861, n. 4608 (pubblicato il 6 febbraio). L'economo generale era di nomina regia, mentre i subeconomi venivano nominati dal guardasigilli.
Accanto all'amministrazione dei benefici nel periodo di loro vacanza, l'economo generale e i subeconomati avevano il compito di vigilare sulla buona conservazione dei beni appartenenti ai benefici "pieni" (ossia assunti regolarmente dagli investiti e da essi amministrati). Il nuovo investito veniva immesso in possesso del beneficio a lui assegnato solo dopo l'ottenimento del placet, previa presentazione all'economo generale dei titoli di nomina, per i quali doveva essere dichiarato l'exequatur. Con il predetto r.d. 4314/1860 fu stabilito che i frutti ottenuti dall'amministrazione dei benefici vacanti dovessero essere impiegati per provvedere al mantenimento di parroci e sacerdoti bisognosi e per il restauro delle chiese povere.
Con il citato r.d. 4608/1861, vennero stabiliti, come istituzioni del nascente nuovo Regno d'Italia, gli Economati generali in Torino, Milano, Firenze, Bologna, Parma, Modena e Cagliari (art. 15). Più tardi, scomparsi gli ultimi tre, si aggiunsero ai rimanenti gli Economati di Napoli, Palermo e Venezia.